logo bollettino di numismatica dello stato

Romania-Italia: un legame culturale in continuo rinnovamento

di Lucrezia Ungaro

A suggellare un volume ricco di novità sulle relazioni tra la Romania e l’Italia e soprattutto sull’idea di “Roma”, ripercorriamo momenti significativi nel più recente percorso comune costruito dall’Accademia di Romania e dalla Sovrintendenza Capitolina.

L’antefatto sta nel ruolo stimolante e produttivo svolto dalle collaborazioni tra il Museo dei Fori Imperiali e il Museo Nazionale Storico di Romania a Bucarest. Questo legame infatti si è andato costruendo già dal 2006 quando il Museo romano ha portato nella capitale la mostra itinerante I Mercati di Traiano a Roma. Dal monumento antico al Museo dei Fori Imperiali, nell’ambito del programma congiunto col Ministero degli Affari Esteri e i nostri Istituti Italiani di Cultura per la valorizzazione e promozione del patrimonio culturale della capitale e del nascente Museo dei Fori Imperiali[1].

Nello stesso anno il Museo romano ha collaborato alla mostra, davvero interessante e illuminante, dal titolo Dacia Augusti Provincia in occasione dei 1900 anni dalla conquista romana, con prestiti di rilievo al Museo di Bucarest[2]. In questa occasione è stato esposto per la prima volta, dopo svariati decenni, il plastico del Foro di Traiano realizzato dal grande studioso del secolo scorso, Italo Gismondi, modello conosciuto in Italia solo da fotografie d’archivio, parzialmente integrato in tempi successivi, importante per l’interpretazione e le soluzioni ricostruttive immaginate dallo studioso testimone di tutti i grandi scavi del ventennio fascista. Il plastico fu subito donato a Bucarest, ma non esposto e, quindi, l’occasione della mostra romena è stata colta dalle autorità locali anche per questo “recupero” scientificamente così significativo[3].

La conoscenza di persone di primo piano nei nostri studi come l’allora direttore del Museo Crişan Muşeţeanu, la studiosa Lucia Marinescu, il professore Mihai Bărbulescu, ci ha permesso di pensare ad una grande mostra a Roma, ma per vari motivi il progetto ha avuto una lunga gestazione. L’idea iniziale di una mostra sulla Dacia romana si è trasformata infatti in una esposizione eccezionale di materiali in gran parte mai usciti dalla Romania con tutta la complessità di una simile operazione culturale ed economica. La mostra Gli Ori antichi della Romania. Prima e dopo Traiano [4] infatti, è stata resa possibile dalla forte sinergia tra l’Ambasciata di Romania in Italia, il Ministero della cultura e dei culti romeno, il Museo Storico Nazionale di Bucarest e le autorità italiane, il Ministero per i beni e le attività culturali, l’Amministrazione di Roma Capitale con la Sovrintendenza Capitolina ai beni culturali, il Museo dei Fori Imperiali[5].

Un ruolo fondamentale di mediazione e valorizzazione dell’evento è stato svolto dall’Accademia di Romania a Roma diretta da Mihai Bărbulescu: fondamentali gli appuntamenti organizzati “intorno” al tema principale della mostra, la straordinaria attività di estrazione e di produzione artistica di preziosi in oro e argento. Infatti, già prima della mostra si è svolto il convegno di studi L’oro dei Daci diviso in due giornate nelle due sedi, l’Accademia e il Museo romano, con un focus sulle nuove acquisizioni conoscitive e un altro di straordinaria importanza sulla cooperazione internazionale per la tutela dei beni culturali, in particolare nelle Istituzioni museali: segno di una sensibilità e coscienza civica che va oltre la specializzazione professionale e gli steccati nazionali[6].

Durante la mostra, sempre grazie all’Accademia, presso la sede museale, si è tenuto il ciclo di conferenze-visite I mercoledì degli ori con la partecipazione di numerosi specialisti italiani e soprattutto romeni sull’affascinante viaggio nelle miniere d’oro e nella fantastica iconografia dei reperti, dall’oro “prima della storia” a quello dei “barbari”[7].

Anche dopo il termine della mostra abbiamo proseguito con un altro “gemellaggio” in occasione dell’importante convegno internazionale La numismatica per l’archeologia, l’archeologia per la numismatica ed anche questa manifestazione ha visto nuovamente una nutrita presenza di specialisti italiani e romeni nelle nostri sedi[8].

Sono passati più di due anni ed eccoci nuovamente qui per un’altra proficua occasione di confronto e per parlare di attualità. Una nuova ricorrenza tra il 2012 e il 2013: l’inaugurazione del Foro e della colonna traiana.

Ma i tempi sono molto cambiati: i progetti per ora sono rimasti sulla carta, ma poiché crediamo nella bontà delle idee, quanto meno desideriamo scriverne in questa sede sperando che in tempi non lontani si possano realizzare grazie anche alla collaborazione tra le nostre istituzioni.

Abbiamo ricevuto, infatti, più di un anno fa una prima proposta da parte di un’artista romena, da tempo residente in Italia, Luminita Taranu che, ispirata dalla mostra sugli ori e soprattutto dalla lunga e proficua rassegna culturale sui Paesi dell’est tenutasi al Museo della Civiltà Romana[9] ha ideato un bellissimo progetto che vuole unire la sua creatività ad un simbolo eccezionale della nostra comune cultura, la colonna traiana[10].

“Columna Italia Romania” vuol essere infatti un viaggio attraverso i significati e il linguaggio della colonna letti e interpretati dalla rielaborazione artistica di Luminita Taranu, ma anche una vera scoperta dei paesaggi contemporanei della sua terra. L’entusiasmo di Luminita ci ha tutti contagiati: il progetto è stato fortemente condiviso col Museo della Civiltà Romana, ed incentrato sulla colonna coclide più famosa al mondo, a sottolineare come da monumento eretto a celebrare la vittoria di Traiano sul popolo dacico oggi sia divenuto simbolo del legame tra Italia e Romania.

Il Museo sarebbe coprotagonista della mostra non solo perché contiene i calchi storici della colonna, ma perché le sale ove sono esposti i monumenti legati a Traiano e al territorio antico della Romania sarebbero “invase” dalle installazioni artistiche e multimediali proposte dall’artista e strettamente collegate ai monumenti in questione.

Il Foro di Traiano, la sua decorazione e la sua struttura, la colonna culmine del programma figurativo dell’optimus princeps, sono al centro di altre attività di ricerca e valorizzazione, che vedono l’impegno dei curatori della Sovrintendenza, affiancati da giovani studiosi che hanno progettato addirittura un’apposita piattaforma multimediale in grado di far entrare i “visitatori” virtuali del fregio istoriato nelle mille implicazioni storiche, topografiche, ideologiche che il racconto della colonna sviluppa: un hub per la storia di Roma e dell’impero, Hypercolumna, per l’appunto[11].

Ma il 2013 è anche l’anno del Congresso internazionale di archeologia classica a Merida in Extremadura (Spagna): abbiamo presentato due interventi paralleli sulla figura di Traiano e sul suo programma figurativo a Roma nel Foro e nella colonna, e in Dobrugia nel monumento ad Adamclissi[12], ed uno sulla piattaforma multimediale sopra citata, a testimoniare l’attualità di questi complessi che non si finisce mai di scoprire veramente.

L’auspicio è che tutto concorra e continui ad arricchire la nostra sinergia culturale per condividere la nostra comune conoscenza del patrimonio e della memoria storica, vero humus che ci unisce e radica nei vari territori come in un unico Paese e non forzosamente in una presunta Europa unita.

Note

[1] Ungaro - Del Moro 2006. Fondamentale per la circuitazione della mostra in Romania, Serbia, Polonia, Germania, Danimarca, l’attività dei nostri Istituti Italiani di Cultura e i colleghi dei musei che hanno accolto l’iniziativa. La bibliografia circa il ruolo di Traiano e della colonna traiana nella coscienza storica della odierna Romania è naturalmente molto vasta: mi limito a rinviare ai contributi di I.A. Pop e Ş. Damian presenti in questo volume.
[2] Damian 2006. Per l’iconografia della Lupa capitolina come signum originis relativo all’ascendenza latina del popolo romeno, si vedano i contributi di G. Pisani Sartorio, M. Bărbulescu e Ş. Damian in questo volume.
[3] Ricordiamo con piacere, a questo proposito, il ruolo positivo svolto anche dalla nostra Ambasciata d’Italia in Romania.
[4] Oberländer Târnoveanu - Ungaro 2010.
[5] Importanti le mediazioni politico-culturali; fondamentale aver ottenuto dal MIBAC la garanzia di Stato senza la quale non avremmo avuto la copertura assicurativa adeguata.
[6] Svoltosi nelle date 13-14 maggio 2009: per il programma si veda Ephemeris Dacoromana, XIII (2011), p. 306. In questa occasione, presenti i colleghi romeni specialisti del settore, si è cominciata a delineare la successiva mostra.
[7] Ricordiamo con piacere i partecipanti: Luca Bianchi, Sergio Rinaldi Tufi, Mihai Bărbulescu, Mihaela Simion, Paul Damian, Eugen Iaroslavschi, Alexandru Vulpe.
[8] Svoltosi nelle date 4-5 giugno 2010: per il programma si veda Ephemeris Dacoromana, XIV (2012), pp. 341-342.
[9] La rassegna Arte e Cultura dell’Europa dell’Est a Roma ha offerto la possibilità ai Paesi dell’est non comunitari che hanno voluto aderire, di far conoscere artisti contemporanei operanti in patria e in Italia e aspetti della cultura locale per molti inediti; sono state organizzate conferenze e visite guidate al Museo, che ha svolto egregiamente il ruolo di propulsore culturale visto che raccoglie opere riprodotte da tutto il territorio dell’Impero romano ed evidenzia quindi legami storici alla base di una comune radice “romana”. Durante la rassegna si sono succeduti: Ucraina, Russia, Serbia, Albania, Bosnia, Croazia, Repubblica Moldova, con grande partecipazione delle ambasciate e delle comunità locali.
[10] Il progetto è stato presentato dalle Ambasciate di Romania presso lo Stato italiano e presso la Santa Sede.
[11] Per una prima notizia si veda Alampi - Malatesta - Simonetti 2012, pp. 40-41.
[12] I contributi presentati tra il 13 e il 17 maggio sono: A.C. Fulger, Tropaeum Traiani: connotazioni del messaggio propagandistico imperiale nella provincia, L. Ungaro, La Colonna Traiana e il Foro: la rappresentazione della guerra e della vittoria.