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Il viaggio dell’Unione Storia ed Arte in Romania nel 1921

di Giuseppina Pisani Sartorio

Le premesse storico-culturali

Se il fascismo è stato una sacralizzazione della politica e una politicizzazione della religione [1], Romolo Artioli, fondatore nel 1908 sul Palatino dell’Associazione Unione Storia ed Arte e presidente della stessa ininterrottamente per 50 anni, ne fu uno dei più ferventi e sinceri sacerdoti, sia nell’aver sposata ante litteram l’ideologia nazional-fascista con i suoi corollari di religione, famiglia, patria, onore, sia nell’averla traghettata e mantenuta viva con intelligenza e misura negli anni successivi alla seconda guerra mondiale fino al 1958, anno della sua morte, in un’epoca che aveva oramai rinnegato l’idea e la cultura fascista. Ma, al di là delle ideologie, il grande merito di Artioli fu soprattutto l’aver posto, al centro della sua opera di didattica per il popolo, il mito della romanità accanto a quello della italianità, nella riproposizione cioè di un passato come insieme di valori eterni e sacri [2].

Uso, abuso del passato e falsificazione della realtà storica da parte del fascismo [3] sono stati bollati dalla storiografia moderna come aspetti negativi, ma un revisionismo storico più recente tende a riconoscere il grande valore della cultura (intesa in senso ampio) nel fascismo italiano. Di conseguenza, nell’ambito della mitologia fascista, è oggi possibile analizzare la romanità come parte integrante della realtà fascista, non solo come ornamento, retorico ed estetico, o come semplice strumento propagandistico [4].

Il mito di Roma, sempre latente nei vari periodi storici da Carlo Magno in poi, ingigantisce negli anni del dopoguerra 1915-1918 in una Italia in cerca di identità unitaria; questa viene trovata nel richiamo consapevole del mito romano, che legittimerà, sul fondamento di un patrimonio ideale, la cultura del fascismo [5]. In questa ottica il mito di Roma sembra essere piuttosto una delle matrici culturali, un fattore attivo, e non superficiale, per creare uno stato nuovo proiettato verso il futuro, verso la modernità, anzi una risposta alla crisi della modernità [6]. Con l’introduzione di simboli romani, il fascio, il Natale di Roma, il saluto romano, la parola dux, e con l’uso del latino, la ‘romanità’ compenetra la stampa divulgativa, la letteratura, la radio e il cinema, i manuali scolastici, i francobolli, lo sport e le arti visive dell’epoca, in un continuo crescendo a partire dalla seconda metà degli anni Venti [7].

Romolo Artioli anticipa tutto questo e di ben dieci anni, iniziando la sua opera di ideale divulgazione ispirata alla romanità fin dalla fondazione della sua associazione nel 1908.

Romolo Artioli: la passione per la romanità e per la Romania

Nato a Roma nel 1879, Romolo Artioli [8] (fig. 1) fu romanista esimio, fondatore di una associazione per la diffusione della cultura tra il popolo. L’inizio della sua “avventura” avviene sul Palatino e proprio il 21 aprile del 1908. Anche se i suoi studi non vennero completati a livello universitario ed egli era in sostanza un autodidatta, aveva tuttavia un grande carisma ed un eloquio eccezionale, che avvinceva l’uditorio. Fu soprattutto uomo del popolo ed educatore del popolo.

Figura 1 – Ritratto di Romolo Artioli (sanguigna di F.M. Trombini)

Figura 1 – Ritratto di Romolo Artioli (sanguigna di F.M. Trombini)

Il primo articolo dello statuto dell’Unione [9] bene illustra le idee perseguite dall’associazione: L’Unione Storia ed Arte…è l’Unione di cittadini consapevoli, consci della necessità di un continuo, amorevole e pratico apostolato di educazione e di cultura popolare, nel quale segue le direttive del governo nazionale (fig. 2).

Figura 2 – Logo dell’Unione Storia ed Arte (su formella in gesso brunito)

Figura 2 – Logo dell’Unione Storia ed Arte (su formella in gesso brunito)

In questa sua opera un’attenzione particolare l’Artioli dedicò fin dal 1911 ad instaurare stretti rapporti culturali con la Romania all’insegna del pensiero del poeta tardoantico, Rutilio Namaziano, …fecisti patriam diversis gentibus unam… Urbem fecisti quod prius orbis erat [10].

A quanto consta, quasi tutti i Romeni di passaggio a Roma (personalità politiche, studenti universitari e associazioni varie), vennero accompagnati in giro per la città dall’Artioli allo scopo di far loro legger sulle pietre, sui marmi e sui bronzi dei nostri monumenti, la radiosa civiltà dell’antica capitale del mondo e spiegare loro la comune origine dei popoli romeno e romano [11]. Viaggi di romeni a Roma avvennero nel 1911, nel 1914 l’Università di Bucarest (fig. 3), nel 1920 l’Università di Iassy (fig. 4) e nello stesso anno 1921 l’Accademia di Alti Studi Commerciali di Bucarest e, per la seconda volta, l’Università di Bucarest (fig. 5).

Figura 3 – Romolo Artioli e gli studenti dell’Università di Bucarest in visita a Roma sulla piazza del Campidoglio (1914)

Figura 3 – Romolo Artioli e gli studenti dell’Università di Bucarest in visita a Roma sulla piazza del Campidoglio (1914)

Figura 4 – Romolo Artioli e gli studenti dell’Università di Iassy in visita a Roma fotografati nel Foro di Traiano ai piedi della Colonna (1920)

Figura 4 – Romolo Artioli e gli studenti dell’Università di Iassy in visita a Roma fotografati nel Foro di Traiano ai piedi della colonna (1920)

Figura 5 – Romolo Artioli e gli studenti dell’Università e dell’Accademia di Alti Studi Commerciali di Bucarest in visita a Roma fotografati nel Foro di Traiano ai piedi della Colonna (1921)

Figura 5 – Romolo Artioli e gli studenti dell’Università e dell’Accademia di Alti Studi Commerciali di Bucarest in visita a Roma fotografati nel Foro di Traiano ai piedi della Colonna (1921)

L’idea e l’organizzazione del viaggio in Romania

In occasione del cinquantenario della proclamazione di Roma capitale (1871-1921) l’Artioli, quale presidente dell’Unione Storia ed Arte, ideò e organizzò un viaggio in Romania per ricambiare la visita effettuata dai romeni nel 1911; il viaggio in effetti avrebbe dovuto aver luogo nel 1914, ma era stato rimandato a causa dello scoppio della guerra del 1915-1918. Nelle intenzioni dell’Artioli il viaggio doveva assumere il valore di una missione diplomatica. Furono chiamate a partecipare all’iniziativa altre due associazioni: la Corda Fratres e l’Associazione Nazionale Combattenti.

Un comitato organizzativo venne costituito, di cui l’Artioli, di fede nazional-fascista, ne fu il presidente, l’avv. Raffaele Majetti, liberale, il vice-presidente e Vincenzo Spallone, democratico, il segretario: questo perché fosse palese l’apoliticità dell’iniziativa o quanto meno la pluralità delle tendenze politiche.

Venne stilato un programma-regolamento del viaggio, che al primo punto ricordava le precedenti visite fatte da professori e studenti, giovani esploratori rumeni in Italia nel 1914, 1920 e 1921.

Il punto 2 prevedeva la costituzione di un comitato d’onore o di patronato ed uno esecutivo ed organizzatore; nell’ambito del secondo veniva scelta una giunta esecutiva di nove membri.

Al punto 3 si affermava che il viaggio non aveva scopo né politico né religioso, ma si ispirava ad un sano patriottismo di italianità e latinità.

Al punto 5 si individuava la composizione dei partecipanti in 100 studenti universitari e degli Istituti Superiori d’Istruzione e Belle Arti e 100 rappresentanti di varie classi sociali e delle correnti di pensiero e del lavoro d’Italia, dai senatori ai professionisti.

La scelta (punto 6) era affidata alla giunta esecutiva con deliberazione insindacabile fra i candidati proposti dalle 3 associazioni promotrici.

Il comitato si impegnava a richiedere (punto 7) ai due governi, italiano e romeno, e ad altri enti e istituzioni un contributo finanziario per ridurre il costo del viaggio [12].

Al punto 8 si prevedeva di richiedere ai partecipanti di versare un contributo per offrire doni alle città, alle personalità e alle istituzioni romene.

Al punto 9 si precisava che sarebbe stato nominato dal comitato esecutivo un direttore del viaggio coadiuvato da un segretario e i gitanti sarebbero stati muniti di un distintivo con i colori nazionali italiani e romeni e alla fine sarebbe stata loro consegnata una medaglia ricordo e stampata una cartolina ricordo del viaggio.

Prima e durante la ‘gita’ (punto 10) alcune conferenze avrebbero illustrato la Romania ai partecipanti.

Era previsto che alla ‘gita’ (punto 11) avrebbero partecipato anche conferenzieri per tenere nelle più importanti città romene conferenze sull’Italia (cosa che avvenne).

Il punto 12 dava l’itinerario del viaggio: partenza in nave da Napoli-Catania con tappa al Pireo e visita ad Atene fino a Costantinopoli-Istanbul per approdare a Costanza. Viaggio di ritorno in treno attraverso l’Ungheria e l’Austria fino a Trieste dove il gruppo sarebbe stato sciolto.

In previsione del viaggio Francesco Randone, il famoso ‘maestro delle Mura’, donò alcune sue opere; furono inoltre modellati 200 busti di Dante in gesso patinato e colorito da donare ai romeni; vennero stampate 50.000 cartoline [13] (fig. 6), che vennero distribuite durante il viaggio e acquistati libri, riviste, opuscoli per illustrare l’Italia ai Romeni; dal sindaco di Roma, Giannetto Valli, venne offerta una lupa in bronzo, simbolo di Roma, da donare alla città di Cluj; venne coniato - come previsto dal regolamento - un distintivo per ogni gitante con una stelletta a cinque punte e coccarda a nastrini incrociati dai colori della bandiera italiana e romena.

Figura 6 – Cartolina commemorativa del viaggio dell’Unione Storia ed Arte con poesia in onore della nazione romena (disegno di A. Montone e versi di Laura Diana Légrange)

Figura 6 – Cartolina commemorativa del viaggio dell’Unione Storia ed Arte con poesia in onore della nazione romena (disegno di A. Montone e versi di Laura Diana Légrange)

Venne composto un inno di saluto dei gitanti italiani alla nobile ed eroica nazione romena (fig. 7).

Figura 7 – Inno di saluto dei gitanti italiani dell’Unione Storia ed Arte alla nazione romena

Figura 7 – Inno di saluto dei gitanti italiani dell’Unione Storia ed Arte alla nazione romena

In previsione dell’importanza politica che la Romania avrebbe attribuito al viaggio, il comitato invitò a partecipare eminenti personalità italiane; ma nessuna delle personalità invitate diede la sua adesione.

Il viaggio dell’Unione Storia ed Arte in Romania negli atti dell’Archivio di Stato e del Ministero degli Affari Esteri

Una ricerca presso l’Archivio di Stato di Roma ha permesso di rintracciare alcune note scambiate tra l’Artioli e la Presidenza del Consiglio dei Ministri, carica ricoperta nel 1921 da Ivanoe Bonomi.

L’Artioli infatti, in data 13 luglio 1921 indirizza alla Presidenza del Consiglio dei Ministri una lettera [14] su carta intestata con la dicitura L’Italia in Romania - Viaggio d’Italiani in Romania - promosso dalla Unione Storia ed Arte - Corda Fratres - Associazione Nazionale Combattenti - presso l’Associazione della Stampa.

L’Artioli, quale presidente della giunta esecutiva del comitato con il segretario generale (che insieme firmano la lettera), tiene a precisare che non si tratta di una gita di piacere, bensì di un viaggio a scopo fecondo di latina fratellanza, di cultura e di commercio e industria. Nella nota inoltre si attesta che i componenti della “delegazione” saranno scelti fra i più degni fra coloro che esercitano svariati rami delle attività nazionali.

È la prima volta, si dice nella lettera, che l’Italia, sottoforma di una completa rappresentanza, muove verso la figliuola dei Balcani e si richiede quindi l’appoggio del governo al viaggio e un contributo alle spese. Si richiede anche un contributo in pubblicazioni di vario genere da donare in Romania ad associazioni, circoli, scuole e piccoli municipi per far conoscere ai romeni l’Italia e per aprire un canale all’editoria italiana non presente in quel paese. Si allega alla lettera il programma-regolamento del viaggio.

A proposito di questa lettera il segretario capo della Presidenza del Consiglio dei Ministri scrive in data 10 agosto 1921 al Ministero degli Affari Esteri, affermando che la Presidenza non ha fondi da dare e si chiede al ministro un parere sulla "opportunità" di secondare l’iniziativa in parola [15].

Nel frattempo una analoga lettera viene spedita dall’Artioli il 9 luglio al ministro degli Affari Esteri [16] informandolo del viaggio e allegando il programma-regolamento [17].

Presso il Ministero degli Affari Esteri, Archivio Storico Diplomatico, è stato trovato un fascicolo con il carteggio tra l’Artioli, lo stesso ministero, la Presidenza del Consiglio dei Ministri e la legazione italiana a Bucarest, di cui era all’epoca ministro Martin Franklin.

Il Franklin, alla richiesta di chiarimenti da parte del ministro intenzionato a dare il suo appoggio morale (ma non i contributi in denaro richiesti) al viaggio della Unione Storia ed Arte, risponde che della gita non sa nulla, che ha il sospetto che sia sponsorizzata da tal sig. Kirschen, persona di dubbia moralità e sconsiglia la gita sia per questo motivo, ma anche perché nel periodo scelto per il viaggio, agosto-settembre, sia le scuole che le università erano chiuse e si sarebbero potuti creare “contrattempi spiacevoli”, anche per la concomitante cerimonia dell’incoronazione del re Ferdinando di Romania. Raccomanda quindi al ministro degli Affari Esteri di non patrocinare il viaggio degli italiani, ritenendolo non opportuno dal punto di vista politico, anche se gli risulta che la stampa romena ne è stata già informata [18].

L’Artioli, convocato il 29 luglio [19] con urgenza e in modo informale per chiarimenti presso il Ministero degli Affari Esteri e informato dei dubbi espressi dalla legazione italiana a Bucarest, si affretta ad ottenere l’appoggio della legazione romena a Roma, retta del ministro Lahovary e, con una nota di sei pagine, spiega diffusamente la sua "missione", gli scopi del viaggio, esclude tassativamente i rapporti con il Kirschen e conferma l’appoggio (già ottenuto) delle autorità romene al viaggio, in particolare del ministro dell’Istruzione Take Jonescu [20].

Stando così le cose, il ministero non ha più motivo di non appoggiare ufficialmente il viaggio e lo comunica al ministro Franklin sollecitandogli un parere positivo [21]: quest’ultimo tuttavia, ancora in data 16 agosto, ribadisce il suo parere negativo al viaggio poco opportuno e considerato troppo grandioso [22].

Nel frattempo in Romania si era costituito un comitato centrale romeno per le accoglienze presso il Ministero dell’Industria e Commercio, coordinato dal dott. Balteanu; la legazione romena a Roma fornisce al Ministero degli affari esteri - quale prova dei rapporti già in atto con l’Unione Storia ed Arte - copia di un verbale del comitato con il programma delle accoglienze [23].

Nel frattempo il ministro Franklin da Bucarest, facendo buon viso a cattivo gioco, dà il suo parere positivo al viaggio degli Italiani in Romania, ma esprime ancora le sue riserve circa eventuali, possibili manifestazioni politiche da parte degli studenti e chiede informazioni riservate su chi dirigerà il viaggio, sul numero e qualità dei componenti e chiede fondi per far fronte alle spese per le accoglienze[24], spese che il ministero si affretta a autorizzare[25].

Subito dopo - negli atti d’archivio - iniziano le testimonianze di ringraziamenti da una parte e dall’altra: il ministro degli Affari Esteri, anche a nome del ministro della Pubblica Istruzione, ringrazia il Governo romeno, tramite la legazione romena a Roma, per le agevolazioni concesse al viaggio dell’Unione Storia ed Arte[26].

Finalmente con un telegramma il Ministero degli Affari Esteri comunica al ministro Franklin a Bucarest l’arrivo degli italiani a Costanza il 22 settembre[27], mentre il Franklin, preoccupato delle accoglienze preparate agli italiani dai romeni, in assenza di personalità di rilievo nel gruppo dei gitanti [28], chiede che gli venga almeno inviato un telegramma di ringraziamenti del Governo italiano a quello romeno da poter leggere durante la cerimonia di saluto a Bucarest a conclusione del viaggio dell’Unione Storia ed Arte il 10 ottobre[29].

In effetti esiste la minuta di un telegramma senza data indirizzato al Presidente del Consiglio romeno dal Presidente del Consiglio dei Ministri italiano: Esprimo Vostra Eccellenza vivissimi ringraziamenti per grande manifestazione tributata rappresentanti italiani costà convenuti per rinsaldare legami che unificano nazioni sorelle [30]. Appena partiti i gitanti della Unione Storia ed Arte da Bucarest, il ministro Franklin si affretta ad inviare al Ministero degli Affari Esteri una dettagliata relazione [31], nella quale riferisce che nessun incidente (da lui temuto) si è verificato e conferma le festose accoglienze agli italiani e il loro contributo nel rendere ancor più strette le relazioni di simpatia e affetto tra i due paesi. Sottolinea che il Governo romeno ha messo a disposizione un milione di lei per le accoglienze, che sono sembrate al ministro Franklin sproporzionate rispetto alla qualità delle persone che ne erano oggetto [32].

Molteplici quindi furono le difficoltà affrontate dall’Artioli per rimuovere gli ostacoli al viaggio, ostacoli d’indole politica, diplomatica e finanziaria: e dai carteggi riportati in effetti appare evidente che non ci fu solo disinteressamento, ma addirittura avversione delle sfere governative [33], se non un vero e proprio boicottaggio del viaggio da parte soprattutto del ministro italiano a Bucarest, Martin Franklin. L’impressione, che si ricava sia dalla relazione del viaggio[34] che dalla documentazione d’archivio, è che la precisa organizzazione dell’Artioli e i contatti da lui consolidati negli anni con amici romeni ebbero la meglio sulla indecisione e talvolta anche sulla avversione dei funzionari del Ministero degli Affari Esteri, facendo sì che il viaggio riuscisse in pieno e abbiano in qualche modo costretto il Presidente del Consiglio italiano a “ufficializzare” o a riconoscere a posteriori il viaggio dell’Unione Storia ed Arte, più pressato dagli avvenimenti e dal reale consenso che le popolazioni romene riservarono ai gitanti che convinto della effettiva "rappresentanza" ufficiale dei viaggiatori.

Il viaggio dell’Unione Storia ed Arte e la risposta della nazione romena

La documentazione del viaggio è costituita da un volume dal titolo Italia - Romania - MCMXXI-MCMXXVI, con resoconti scritti da più partecipanti di varia professione; il testo è corredato da molte fotografie (fig. 8). Subito al ritorno dal viaggio l’Artioli cercò un finanziamento per la pubblicazione del libro; il ritardo nell’uscita del volume, cinque anni dopo, fu dovuto - scrive nella prefazione Ai lettori l’organizzatore - a ragioni di forza maggiore, cioè alla non comprensione - da parte di editori e di stabilimenti tipografici - dell’opera nostra di fattiva riconoscenza, di pura latinità. Venne accettata alla fine nel 1926 l’offerta dell’editore Franco Campitelli di Foligno (che già aveva pubblicato testi romeni), mentre le illustrazioni e le immagini vennero preparate nello stabilimento di Ettore Calzone: ambedue, secondo l’Artioli, avevano compreso i nobili intenti patriottici dell’impresa.

Figura 8 – Frontespizio del volume Italia - Romania, edito nel 1926, con il resoconto del viaggio dell’Unione Storia ed Arte (1921)

Figura 8 – Frontespizio del volume Italia - Romania, edito nel 1926, con il resoconto del viaggio dell’Unione Storia ed Arte (1921)

Il resoconto del viaggio, a cura di Vincenzo Spallone, segretario del comitato organizzativo, occupa le prime cinquanta pagine del libro con una descrizione accurata, ma dai toni piuttosto enfatici. Inoltre di tutte le manifestazioni, che si svolsero a bordo e successivamente a terra, venne data comunicazione dal presidente Artioli, a seconda della natura dell’avvenimento, al capo del governo o al sindaco di Roma.

I partecipanti, che all’inizio dovevano essere 200, furono effettivamente 104, scelti secondo i criteri previsti dal regolamento. Erano rappresentanti di tutte le correnti del pensiero e del lavoro: lettere, scienze, industrie, commercio, studenti, ecc.; ed opinioni politiche e religiose di tutte le sfumature: dal socialista al nazionalista, e dal cattolico all’ateo [35] , convenuti da ogni parte d’Italia. La gita venne accuratamente preparata e preceduta da seri studi sulla storia, la letteratura e le scienze economico-sociali di quella nazione sorella [36].

La data prevista per la partenza era il 25 agosto: ma nello stesso giorno il piroscafo, già fissato dall’Artioli, venne invece occupato da 155 francesi anch’essi in missione in Romania sotto l’egida del loro governo. L’imbarco avvenne invece il 12 settembre da Napoli sul piroscafo “Romania”, messo a disposizione dal Servizio di Stato romeno (fig. 9). Sullo stesso piroscafo tornavano in patria anche 66 studenti e studentesse romene dell’Università di Bucarest che avevano visitato l’Italia sotto la guida del loro professore, l’italiano Ramiro Ortiz[37].

Figura 9 – Il piroscafo ‘Romania’ messo a disposizione dei partecipanti al viaggio dell’Unione Storia ed Arte dal Servizio di Stato Romeno

Figura 9 – Il piroscafo ‘Romania’ messo a disposizione dei partecipanti al viaggio dell’Unione Storia ed Arte dal Servizio di Stato romeno

Il 13 settembre il piroscafo fece tappa a Catania per imbarcare merci varie.

Il 15 settembre la nave giunse nel porto del Pireo: i gitanti in ferrovia raggiunsero Atene e la visitarono. Il 17 sbarcarono e il 18 visitarono Costantinopoli, il cui porto era occupato dalle unità navali delle quattro grandi potenze che, a seguito del trattato di Versailles (1920), avevano l’amministrazione politica e civile della Turchia.

Il 18 il piroscafo entrò nel Mar Nero in tempesta e il 19 attraccò al porto di Costanza.

Il comitato romeno di ricevimento, composto dal segretario generale, dott. Balteanu, dal ministro d’Italia a Bucarest, S.E. Martin Franklin e dal console italiano a Galatz, cav. Siciliano e dagli addetti militari, coll. Baffigi e comandante Castracane con altre autorità romene accolse con discorsi gli italiani che sfilarono poi in corteo per la città con alla testa lo stendardo dell’Unione Storia ed Arte (fig. 10) e visitarono il municipio (Primaria) accolti dal discorso in latino del prof. Tanasescu di Costanza. Poi visitarono il monumento ad Ovidio dello scultore Ettore Ferrari (fig. 11).

Figura 10 – Il labaro del 1920 dell’Unione Storia ed Arte

Figura 10 – Il labaro del 1920 dell’Unione Storia ed Arte

Figura 11 – I partecipanti al viaggio in posa a Costanza ai piedi della statua di Ovidio dello scultore Ettore Ferrari

Figura 11 – I partecipanti al viaggio in posa a Costanza ai piedi della statua di Ovidio dello scultore Ettore Ferrari

Con la nave risalirono uno dei bracci del delta del Danubio con sosta a Galatz e durante un banchetto il vice presidente della Camera dei Deputati romena, on. D.R. Ioanitescu, fece un discorso sulla necessità di stipulare accordi commerciali fra Italia e Romania.

Il 21 settembre, scesi dalla nave, fecero tappa a Braila: qui le accoglienze con archi di trionfo, gran pavese e bande che suonavano gli inni nazionali furono trionfali e vennero ricevuti dalla colonia italiana; balconi e finestre erano gremiti di folla plaudente che gettava fiori! (fig. 12).

Figura 12 – Archi di trionfo, gran pavese e bande per ricevere i gitanti dell’Unione Storia ed Arte a Braila

Figura 12 – Archi di trionfo, gran pavese e bande per ricevere i gitanti dell’Unione Storia ed Arte a Braila

Da Braila con un treno speciale offerto dal Governo romeno la comitiva si spostò a Iassy (23 settembre) dove, come sempre, vennero accolti dalle autorità locali con grandi feste e discorsi da ambo le parti. Poi proseguirono per Cernauti, Maraçesti e Focsani: qui vennero ricevuti dal presidente della Camera dei Deputati romena e il prof. Artioli rispose che si sarebbe fatto interprete dei sentimenti romeni presso il Governo italiano! A Baicoli visitarono le sonde petrolifere, a Sinaja la residenza estiva dei reali di Romania. Il 27 arrivarono a Sibiu: anche qui accoglienze trionfali alla stazione. E un banchetto con 500 persone.

Il 28 settembre giunsero a Cluj (la Napoca romana). Alla presenza di tutte le autorità civili, militari ed ecclesiastiche il sindaco di Cluj prese in consegna la lupa, dono della città di Roma. L’Artioli accompagnò il dono con un discorso sulla storia della lupa e sul suo significato (figg. 13-14).

Figura 13 – 28 settembre 1921: cerimonia di consegna della lupa in bronzo, dono del sindaco di Roma, Giannetto Valli, alla città di Cluj

Figura 13 – 28 settembre 1921: cerimonia di consegna della lupa in bronzo, dono del sindaco di Roma, Giannetto Valli, alla città di Cluj

Figura 14 – La lupa in bronzo donata alla città di Cluj; sulla sinistra il labaro dell’Unione Storia ed Arte

Figura 14 – La lupa in bronzo donata alla città di Cluj; sulla sinistra il labaro dell’Unione Storia ed Arte

Da Cluj l’Artioli spedì un telegramma il 28 settembre 1921 indirizzato a S.E. il Presidente del Consiglio dei Ministri rumeno, Baglouglu, nel quale si affermava di aver già organizzato un movimento culturale-economico italo-romeno e si inviavano omaggi in occasione della celebrazione della fraternità italo-romena. Un secondo telegramma, sempre a firma del presidente Artioli (il quale quindi era conscio di operare con una qualche ufficialità), venne inviato lo stesso giorno al Presidente del Consiglio dei Ministri italiano in occasione della inaugurazione della lupa “simbolo e dono di Roma” sulla piazza maggiore di Cluj: L’ottima accoglienza da parte dei 20 milioni di Romeni favorisce - si affermava - gli interessi materiali dei paesi latini [38].

Il 29 settembre la comitiva giunse a Arad e visitò la scuola di viticoltura di stato a Minici. Il 30 settembre era a Temisoara e dal 1 al 3 ottobre a Reçita, dove visitarono le industrie metallurgiche e ad Anina, le miniere di carbon fossile. Festeggiamenti furono organizzati a Gravita con visita ad un villaggio di zingari. Il 4 ottobre si recarono a Turn Severin, Segarcela, Craiova, dove la colonia italiana eresse un arco in onore dei gitanti, il 5 a Curtea de Arges, la più importante città della Romania dal punto di vista storico, artistico e archeologico, il 6 arrivarono a Bucarest, la Parigi d’Oriente: l’intera popolazione andò ad accogliere gli italiani alla stazione; la colonia italiana, gli uffici pubblici imbandierati, deliranti ‘evviva l’Italia [39].

All’ateneo romeno di Bucarest le autorità salutarono i gitanti e il presidente Artioli alla presenza del ministro d’Italia, Martin Franklin (fig. 15). Il 7 ottobre visitarono i musei e l’8 fu organizzato un ricevimento presso la legazione italiana; visitarono le fabbriche, parteciparono ad un altro ricevimento offerto dalla camera di commercio e ad un banchetto offerto dalla Banca commerciale italo-romena; il 9 ottobre, ultimo giorno del viaggio, terminarono i festeggiamenti “ufficiali” in onore degli italiani con un altro banchetto offerto dall’associazione fra i negozianti con l’intervento di varie autorità (tre ministri, il prefetto di polizia, il sindaco e il nunzio apostolico a Bucarest, arcivescovo Marmaggi): brindisi, discorsi e visita all’esposizione campionaria.

Figura 15 – Romolo Artioli tiene una conferenza al Parco Carol (Bucarest)

Figura 15 – Romolo Artioli tiene una conferenza al Parco Carol (Bucarest)

Il giorno 10 e 11 ottobre ancora un ricevimento presso la federazione degli insegnanti primari romeni e visita alla Scuola italiana con altro ricevimento offerto dalla camera di commercio italiana. L’Artioli e il conte Castelli si recarono alla Presidenza del Consiglio romeno dal ministro del Lavoro. La sera dell’11 ottobre, in mezzo al commosso entusiasmo del pubblico, in corteo con alla testa la musica militare e l’immancabile ormai glorioso stendardo della ‘Storia ed Arte’ ci recammo alla stazione del Nord. Donde, fra il suono della musica, il getto dei fiori, lo sbandieramento e gli evviva i più deliranti della generosa popolazione, partimmo per la frontiera [40].

Il 12 ottobre venne offerto ad Arad, al confine tra la Romania e l’Ungheria, un banchetto di addio da parte del comitato romeno.

Il 13 ottobre dalla stazione di confine Artioli inviò tre telegrammi di ringraziamento: al sindaco di Bucarest, al governo ed alla stampa romena.

Il gruppo italiano attraversò l’Ungheria, visitando Budapest, poi in Austria Vienna; in quest’ultima città la comitiva venne sciolta e alla spicciolata i partecipanti proseguirono per Trieste e per le varie destinazioni d’origine.

Secondo il racconto di Vincenzo Spallone, i partecipanti al viaggio, rappresentanti dell’Italia più attiva, come professori, ingegneri, avvocati, artisti, giornalisti, impiegati, tutti ebbero la possibilità di interessarsi, ciascuno nell’ambito delle proprie competenze, dei problemi economici, sociali, industriali, agricoli della Romania; alcuni si fermarono più a lungo per intessere rapporti concreti. Altri promisero di tornarci per allacciare rapporti commerciali. L’obiettivo quindi di Artioli era che, al ritorno dal viaggio, si potessero concretizzare positivi trattati commerciali fra l’Italia e la sorella latina, la Romania [41].

Considerazioni sul viaggio dell’Unione Storia ed Arte in Romania

In sostanza, mentre il viaggio dell’Unione Storia ed Arte proseguiva - secondo i resoconti dei partecipanti - tra accoglienze trionfali sia da parte della popolazione che dei governanti romeni (archi di trionfo, fiori, canti patriottici, balli nazionali, sontuosi banchetti e discorsi caldi di sentimento, inneggianti alla fraternità italo-romena, in un continuo richiamo alle due nazioni-sorelle) [42], da Roma - cioè da parte del Governo italiano - la risposta appariva perplessa, ponderata, limitata allo stretto indispensabile da parte sia della Presidenza del Consiglio dei Ministri sia del Ministero degli Affari Esteri.

Più di trenta giorni di viaggio, in piroscafo, battelli fluviali, treni, camion, autobus, e auto, tutti mezzi messi a disposizione gratuitamente dal Governo romeno. Più di trenta le città grandi e piccole visitate, nelle quali vennero organizzate trionfali accoglienze, centinaia i chilometri percorsi (fig. 16).

Figura 16 – L’itinerario del viaggio in Romania dell’Unione Storia ed Arte dal 18 settembre al 9 ottobre 1921

Figura 16 – L’itinerario del viaggio in Romania dell’Unione Storia ed Arte dal 18 settembre al 9 ottobre 1921

Un avvenimento - il viaggio dell’Unione Storia ed Arte in Romania - eccezionale per l’epoca sia per il numero di partecipanti (più di cento), che per il coinvolgimento delle popolazioni locali, dalle autorità alle scolaresche, alle colonie di residenti italiani.

A riprova dell’indirizzo culturale che la Romania intendeva all’epoca seguire, forse anche grazie alla risonanza del viaggio dell’Unione Storia ed Arte, non sembra improbabile pensare che tale evento abbia in qualche modo facilitato, anche se non in modo ufficiale e determinante, l’istituzione da parte del Governo di Bucarest nel 1922 delle Scuole Romene di perfezionamento negli studi storico-archeologici, glottologici-letterari ed artistici a Parigi e a Roma, dove vennero inviati come rettori due eminenti studiosi: Nicola Jorga (1871-1940) a Parigi e Vasile Parvan (1882-1927) a Roma[43].

L’Artioli, nella prefazione al volume del viaggio, dichiara - nel febbraio 1926 - che l’Istituto testé fondato (cioè l’attuale Accademia di Romania), compirà l’opera, continuando, disciplinando e aumentando i nostri sforzi, col raccogliere, in un saldo fascio tutte le forze italiane pro Romania.

Note

[1] Moro 2005.
[2] Nelis 2010: è un’analisi dettagliata del fenomeno culturale della "romanità" (con ampia bibliografia sull’argomento), alla quale ho ampiamente attinto, perché spiega bene le motivazioni di molte iniziative dell’Artioli e della sua associazione in quegli anni.
[3] Esaltazione e distruzione dell’archeologia, in quanto testimonianza del glorioso passato di Roma (lo scavo dei Fori imperiali ne fu esempio eclatante); si vedano i giudizi totalmente negativi in merito in Giardina - Vachez 2000, p. 231; giudizio tuttavia che viene dal Fleming contestato come non capire niente delle dinamiche di appropriazione del mito di Roma da parte del regime fascista; Fleming 2006, p. 133, in Nelis 2010, pp. 364-365, note 15, 20.
[4] Nelis 2010, p. 365.
[5] Cofrancesco 1980, pp. 404-405, in Nelis 2010, pp. 365-366, nota 24.
[6] Nelis 2010, pp. 366-369.
[7] Già prima della seconda guerra mondiale, e ancora di più subito dopo, l’Artioli aveva iniziato la sua personalissima campagna di promozione della "romanità". il Nelis infatti osserva: Lo sviluppo della romanità……fu in primo luogo un’attività svolta dal basso verso l’alto, cioè più per iniziativa di singoli protagonisti che per un piano governativo. Nelis 2010, p. 369. Infatti l’Artioli fin dai primi anni del ‘900 andava perseguendo questo ‘ideale’, nel cui quadro rientrarono i rapporti con la nazione ‘sorella’, la Romania.
[8] Pesciarelli 2008, pp. 7-10.
[9] Lo statuto, approvato dall’Assemblea generale straordinaria dei soci il 6 febbraio 1927, venne pubblicato nel Bollettino dell’Unione Storia ed Arte dello stesso anno. Attualmente l’Associazione non è più attiva, pur mantenendo in vita l’organo di divulgazione ormai centenario, il Bollettino dell’Unione Storia ed Arte, la cui testata è stata acquisita nel 2006 dal Gruppo Archeologico Latino-Colli Albani “Bruno Martellotta” con sede a Grottaferrata, di cui è direttore il dott. Paolo Dalmiglio e direttore responsabile del Bollettino dal 1997, Giuseppina Pisani Sartorio.
[10] Rutilio Namaziano, I. vv. 63 e 66.
[11] Artioli 1926, p. 11.
[12] Preventivato in £ 4.000, il viaggio in effetti costò solo £ 1600 a persona.
[13] Cartolina commemorativa del viaggio dell’Unione Storia ed Arte con poesia in onore della nazione romena (disegno di A. Montone e versi di Laura Diana Légrange).
[14] ASR, PCM 1921, 1130, 15/15.
[15] ASR, PCM, 15/15, fasc. Romania, prot. 1130.
[16] Ministero degli Affari Esteri, Archivio storico-diplomatico, Archivio del commercio 1919-1923, Romania, pos. 27, b. 154. Ringrazio la dott. S. Ruggeri, Segr. Gen. - Unità di Analisi, Programmazione e Documentazione Storico-Diplomatica del MAE, per l’autorizzazione alla consultazione e per l’aiuto nella ricerca.
[17] MAE, prot. 62033 del 11.07.1921.
[18] MAE, prot. 64085 del 18.07.1921.
[19] Presso la Direzione generale Europa-Levante del MAE, ufficio III (prot. 47066 del 29 luglio 1921).
[20] Lettera di Artioli al MAE del 29 luglio 1921.
[21] Note del MAE alla Legazione italiana a Bucarest del 1.08.1921, prot. 8134, con sollecito in data 13.08.1921, prot. 8470.
[22] Lettera di quattro pagine a firma del ministro M. Franklin (Legazione italiana in Romania prot. 2116/56 del 7.08.1921= prot. MAE 72144 del 16.08.1921).
[23] Legazione reale di Romania a Roma, prot. 3272 del 17.08.1921 a MAE, prot. 73534 del 20.08.1921.
[24]Legazione italiana in Romania, prot. 213 del 10.08.1921 a MAE, prot. 7190 dell’11.08.1921.
[25] MAE, prot. 8810 del 21.08.1921 a legazione italiana a Bucarest.
[26] Nota verbale del MAE, prot. 53405 del 30.08.1921 a legazione reale romena a Roma.
[27] MAE, telegramma cifrato, prot. 9116 del 02.09.1921; con successivo telegramma cifrato, prot. 56424, il MAE comunica l’elenco nominativo dei partecipanti al viaggio.
[28] A Bucarest si era sparsa la notizia che sarebbero sbarcati con gli italiani anche S.E. Orlando, deputati e senatori!
[29] Da Legazione Italiana a Bucarest a MAE (prot. 8326 del 10.10.1921).
[30] ASR, PCM, 15/15, fasc. Romania, prot. 1130.
[31] Rapporto-lettera di sette pagine (da legazione d’Italia a Bucarest prot. 2669 del 12.10.1921 a MAE prot. 92120 del 25.10.1921).
[32] Il Franklin mette in evidenza che per la comitiva di 200 studenti francesi in visita in Romania nell’agosto-settembre 1921 non vi erano state analoghe festose accoglienze! Unica relazione negativa sul viaggio dell’Unione Storia ed Arte in Romania agli atti del MAE è quella del tenente di vascello comandante Matteucci di stanza nel porto di Costantinopoli, che scorterà la nave Romania con i gitanti italiani fino a Costanza; il suo rapporto evidenzia la mancanza di stile da parte degli italiani - del tutto informali - all’arrivo a Costanza, dove invece le autorità romene si erano presentare ad accoglierli in modo molto formale. Il Ministero tuttavia risponde che il viaggio era stato organizzato da privati e quindi la segnalazione non doveva avere seguito.
[33] Spallone 1926, p. 14.
[34] AA.VV., Roma 1926.
[35] Spallone 1926, p. 14.
[36] Spallone 1926, pp. 11-50.
[37] A Roma gli studenti romeni erano stati accompagnati nella visita ai monumenti della città, come al solito, dal prof. Artioli.
[38] ASR, PCM, 15/15, fasc. Romania, prot. 1130.
[39] Spallone 1926.
[40] Spallone 1926, p. 46.
[41] Spallone 1926, p. 50.
[42] Buonuomo 1926, p. 73.
[43] In effetti l’Istituto o Scuola di Archeologia, Storia e Letteratura romeno a Roma (la cui istituzione, promossa dello storico Nicolae Jorga [1871-1940] era stata votata dal parlamento romeno l’1.09.1920) doveva sorgere in alcuni locali presso la chiesa e il monastero di S. Susanna, la cui proprietà venne rivendicata dal Vaticano e di conseguenza il progetto non trovò realizzazione. L’Accademia verrà poi progettata, su terreno concesso dal Governatorato di Roma l’8 luglio 1921, nella zona delle accademie straniere a Roma a valle Giulia e inaugurata nel 1933.