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L'organizzazione della zecca di Roma (secc. XVI-XIX) e le fonti per la sua storia

di Luigi Londei

Ordinamento e sua evoluzione

La Zecca di Roma, dopo il ristabilimento della sede pontificia nella città e la fine del grande scisma, si caratterizzò progressivamente come il centro principale della monetazione papale, nell'ambito di un più generale processo di consolidamento dello Stato pontificio e delle sue istituzioni, che vide il potere centrale superare un'ampia serie di spinte centrifughe di varia natura e provenienza. Tale processo giunse a conclusione alla metà, circa, del secolo XVI ed ebbe dei precisi riflessi anche sulle vicende monetarie; pertanto da tale epoca si può fare iniziare la storia della monetazione pontificia dell'età moderna. Prima, però, di trattare delle fonti archivistiche in senso stretto è opportuno premettere alcuni cenni sull'organizzazione dell'officina monetaria e sulla sua collocazione nell'ambito istituzionale, poiché sia l'una che l'altra ebbero una grande influenza sulla politica delle emissioni. All'epoca oggetto della nostra trattazione le competenze in materia monetaria erano divise fra due autorità principali, il cardinale camerlengo e il tesoriere generale. Al primo, che era a capo della Camera Apostolica, spettava la potestà normativa (subordinata, ovviamente, a quella del pontefice) in materia di politica monetaria. Egli aveva, quindi, la funzione di stabilire i prezzi dei metalli da monetazione nonché le caratteristiche metrologiche e i valori dei nominali, come pure la disciplina della loro circolazione. Sulle medesime materie oggetto della potestà normativa il camerlengo esercitava la potestà giudiziaria.
Al tesoriere generale competevano invece i poteri amministrativi ed esecutivi, in quanto egli provvedeva a stipulare i contratti di appalto della zecca ed a dirimere in sede giudiziaria le controversie eventualmente da tali appalti originate, a disciplinare il personale, l'amministrazione interna e la contabilità della zecca e a vigilare sul corretto andamento della circolazione monetaria.
Camerlengo e tesoriere generale erano affiancati da un altro magistrato, il Presidente della zecca, che era un chierico della Camera Apostolica incaricato principalmente di assistere al saggio delle monete appena coniate, onde garantire, con la sua autorità, e prima che fossero immesse in circolazione, che il loro peso, titolo ed impronta fossero conformi alla legge. Inoltre il presidente della zecca provvedeva alla scelta dei conii delle monete ed aveva il diritto di far apporre il proprio stemma (armetta) sui nominali maggiori.
La conduzione dell'officina monetaria vera e propria non era diretta da parte dello Stato, ma avveniva con il sistema dell'appalto, consistente nell'affidare la gestione ad un imprenditore, ritenuto idoneo dalle autorità, sia dal punto di vista finanziario che da quello tecnico.
Quest'ultimo aspetto era però per lo zecchiere (con tale termine si indicava infatti il titolare dell'appalto della zecca) di importanza secondaria, poiché, richiedendo l'attività della zecca manodopera altamente specializzata e quindi non facilmente sostituibile, a tutti gli aspetti tecnici ed esecutivi delle lavorazioni attendeva un corpo di lavoranti stabile, posto sotto la direzione del mastro di zecca, cui gli zecchieri, il contratto dei quali durava generalmente per un periodo variante fra i sette e i nove anni, rimettevano la responsabilità tecnica del lavoro.
La maggiore responsabilità dello zecchiere era pertanto di natura economica e finanziaria, dovendo egli provvedere gli ingenti capitali necessari all'acquisto e alla lavorazione dei metalli da monetazione. I contratti di appalto prevedevano l'obbligo di consegnare allo Stato determinati quantitativi di moneta, restando poi libero lo zecchiere di coniare tutto il numerario che avesse voluto, lucrando la differenza di prezzo fra il metallo in pasta e quello monetato.
Sino alla metà, circa, del sec. XVII la tecnologia monetaria era stata, in Roma, piuttosto primitiva e le lavorazioni si svolgevano per lo più manualmente in locali di fortuna, di volta in volta affittati dagli zecchieri. In seguito venne costruita una grande officina al Vaticano, di proprietà della Camera Apostolica, fornita di macchinari azionati dall'acqua (si utilizzava allo scopo una derivazione dell'allora ricostruito acquedotto Paolo) per l'epoca tecnologicamente avanzati che, oltre a migliorare notevolmente la qualità della moneta emessa, tolse anche allo zecchiere la preoccupazione di dover provvedere a macchinari e attrezzature.
La zecca pontificia, trasformata in zecca italiana, rimase in questa sede anche dopo la caduta del potere temporale: nel sec. XIX i macchinari ad acqua erano stati sostituiti da più moderne macchine a vapore. Essa rimase così nelle vicinanze della basilica di San Pietro, sino al suo trasferimento nel 1911 nel palazzo di via Principe Umberto. Ancor oggi, a ricordo di questo stabilimento, esiste, all'interno della Città del Vaticano, una strada appunto denominata via della Zecca.

Archivio della Camera Apostolica

La documentazione conservata nell'Archivio di Stato di Roma (ASR) relativa alla lunga epoca in cui la zecca fu data in appalto si trova nell'archivio della Camera Apostolica, che si presenta attualmente diviso in tre parti: Camerale I, ordinato per serie di documentazione, Camerale II, ordinato per materie, Camerale III, ordinato per luoghi. Esso raccoglie documentazione prodotta originariamente da magistrature ed uffici diversi e poi in esso confluiti, poiché il tipico sistema di archiviazione della Camera Apostolica non era, come quello di oggi, basato sul principio di mantenere l'integrità degli archivi correnti dei vari uffici, bensì di suddividerli e riorganizzarli negli archivi di deposito, che assumevano così una facies del tutto diversa dagli archivi originari.
Nel Camerale I sono conservati prevalentemente i registri, raggruppati per serie, prodotti dagli Uffici amministrativi e contabili; in essi troviamo numerosi provvedimenti riguardanti l'amministrazione e le spese della zecca, compresi quelli relativi ai periodi di sede vacante, e all'emissione delle relative monete.
Nel Camerale II una delle serie è intitolata "Zecca" e raccoglie materiale concernente la politica monetaria e l'amministrazione della Zecca di Roma e, in minor misura, delle altre Zecche dello Stato, per il periodo 1540-1870, con una netta prevalenza quantitativa del materiale dei secoli XVII-XVIII.
La serie è composta da 52 buste; la relativa documentazione fu originariamente prodotta, in prevalenza, dagli uffici del Tesoriere Generale e del Camerlengo. Si tratta di un fondo molto ricco e, sicuramente, è stato quello sin qui maggiormente conosciuto e utilizzato dagli studiosi dell'argomento.
Di seguito daremo un'illustrazione sintetica, busta per busta, del suo contenuto, poiché esso contiene la gran parte del materiale relativo alla Zecca, prodotto e conservato dagli uffici della Camera Apostolica. Al suo interno troveremo quindi la documentazione che riguarda l'edificio ed i macchinari, l'amministrazione interna ed il personale, le determinazioni intorno al peso, titolo e valore delle monete, i ritiri di monete da mettere fuori corso, le provviste dei metalli da monetazione, i provvedimenti di carattere internazionale, come, ad es., la sostanziale adesione nel 1866 dello Stato Pontificio ai parametri adottati dall'Unione monetaria latina e il conseguente passaggio dall'antico sistema dello scudo a quello della lira.

Il Camerale II "Zecca"

La serie è composta da 52 buste; il materiale proviene da diverse magistrature, con prevalenza di quello del Tesoriere Generale e del Camerlengo. In linea di larga massima, il suo contenuto è quello di seguito descritto.
Busta 1 - Lavori ai locali e ai macchinari della Zecca dal 1657 al 1815. In grande quantità il materiale concernente i lavori fatti eseguire da Alessandro VII (1655-67) per l'installazione dell'officina monetaria al Vaticano.
Busta 2 - Materiale miscellaneo, concerne soprattutto l'amministrazione interna e il personale. Documentazione prodotta per varie Congregazioni deputate sulle monete.
Busta 3 - Nella prima parte materiali miscellanei come sopra; nella seconda parte, contratti di appalto della Zecca dal 1575 al 1749 e contratto di appalto del 1799, suddivisi in fascicoli per ogni singolo contratto.
Busta 4 - Materiale miscellaneo, raggruppato con il titolo arbitrario di "Valore e peso".
Busta 5 - Pratica, proveniente dal Tesoriere Generale, concernente il ritiro di moneta e la sua sostituzione, a seguito della riforma dei nominali argentei del 1683. Seguono, poi, i registri delle "Estrazioni" di monete. Le monete appena coniate non erano subito immesse nella circolazione, ma se ne lasciava accumulare un certo quantitativo. Prima che esso fosse messo in circolazione si svolgeva, sotto la direzione del Chierico di Camera Presidente della Zecca, la cerimonia del saggio e della "estrazione", nel corso della quale le monete venivano pesate e saggiate onde accertare che il loro peso e titolo fossero conformi alla legge, quindi esse, con dichiarazione del Presidente della Zecca, erano "estratte", cioè immesse in circolazione per mezzo della consegna ai funzionari della Depositeria Camerale oppure dei due Banchi del Monte di Pietà e di Santo Spirito. Alla cerimonia era sempre presente un notaio, il quale redigeva il rogito dell'estrazione, nel quale erano indicati anche le quantità e i tipi delle monete "estratte". I rogiti, redatti su appositi registri, costituiscono un materiale di primaria importanza per seguire l'andamento delle coniazioni. Il registro che raccoglie i rogiti dal 1631 al 1690 è nella stessa busta 5.
Buste 6-10 - Contengono i rogiti di estrazione di monete, in originale e, in parte, in copia, per i periodi 1691-1734, 1746-1770, 1786-1797, 1802-1821 (escluso il periodo francese), 1822-1857. I successivi rogiti sono conservati nell'archivio della Zecca di Roma ed in quello della Direzione Generale delle Zecche Pontificie.
Busta 11 - Materiale miscellaneo e, in particolare, quello concernente le provviste di metalli da monetazione per il periodo 1660-1823.
Busta 12 - Contiene i rendiconti, presentati per la revisione ad un apposito organismo camerale, la Congregazione dei Conti, dagli zecchieri Paravicini (1682-89), Granello (1690-98), De Romanis (1699-1701, 1702-1707, 1708-1716, 1717-1719, 1720-1725) e del Provveditore dei metalli da monetazione Francesco Lelmi, dal 1726 al 1730. Dal 1726 al 1739, infatti, la Zecca fu direttamente gestita dalla Camera Apostolica, non essendosi trovato nessuno disposto a prenderla in appalto. Fu perciò nominato un funzionario incaricato di acquistare, a spese della Camera Apostolica, il metallo da monetazione mentre il Mastro di Zecca doveva rendere direttamente conto delle coniazioni.
Buste 13 e 14 - Contengono le giustificazioni delle coniazioni eseguite dal Mastro di Zecca dal 1729 al 1731.
Buste 15-21 - Contengono rendiconti vari, concernenti le spese per le coniazioni dal 1729 al 1808. Nella busta 20 c'è il rendiconto dello zecchiere Mazzinghi per il periodo 1600-1602.
Busta 22 - Materiale miscellaneo comprendente rendiconti diversi.
Busta 23 - Pratiche concernenti il personale della Zecca dal 1804 al 1808. Atti giudiziari vari in materia di monetazione dal 1635 al 1870.
Busta 24 - Materiale concernente la gestione della Zecca "provvisionale" di via dei Coronari, gestita dai fratelli Hamerani, per il periodo 1734-36.
Buste 25 e 26 - Materiale concernente l'apertura e l'amministrazione delle numerose Zecche istituite nelle province dello Stato Pontificio nell'ultimo decennio del XVIII secolo, per la coniazione di moneta di rame e di mistura. Il materiale, suddiviso per località, comprende anche pratiche diverse, concernenti problemi monetari manifestatisi in luoghi che non erano sede di Zecche, ed inoltre un nutrito fascicolo relativo alla Zecca di Bologna.
Buste 27-32 - Comprendono materiale relativo alla fabbricazione, acquisto, distribuzione, ecc. di medaglie. Acquisto, da parte della Camera Apostolica, delle collezioni di medaglie Hamerani e Barberini. Pagamento degli incisori dal 1596 al 1699; distribuzione delle medaglie annuali dal 1739 al 1866.
Busta 33 - Memorie, relazioni e pareri di diversi soggetti, trasmessi a vario titolo al Tesoriere Generale, sul sistema monetario, sulla circolazione e la politica monetaria dal 1780 al 1820. Si tratta di un materiale molto ricco e interessante, anche se eterogeneo.
Busta 34 - Materiale miscellaneo raggruppato sotto i titoli aggio delle monete dal 1696 al 1866 e cambio e corso delle monete dal 1614 al 1800. Vi è anche documentazione concernente il ripristino del sistema monetario pontificio nel 1815.
Busta 35 - Atti giudiziari dal 1710 al 1759 e materiale miscellaneo concernente la circolazione e i ritiri di monete dal 1592 al 1816.
Busta 36 - Pratiche concernenti il ritiro dalla circolazione delle monete di rame estere nel 1753 e nel 1766 e delle monete di rame del Regno d'Italia nel 1815-17. Altro materiale concernente il ritiro di monete del 1683.
Busta 37 - Ritiro dalla circolazione dei quattrini di rame, 1760; ritiro dalla circolazione della moneta di rame, 1797. Ritiro della circolazione della moneta di rame e sua sostituzione, 1802.
Buste 38-42 - Ritiro dalla circolazione della moneta di rame, 1802. Tutto il materiale relativo alla operazione monetaria del 1802 proviene sicuramente dal Tesorierato Generale.
Buste 43-44 - Materiale miscellaneo, concernente in gran parte il ritiro delle "cedole" (titoli di credito al portatore) emesse dal Monte di Pietà.
Busta 45 - Materiale miscellaneo concernente tra l'altro: vendita degli uffici di Zecca 1622-1642; estinzione delle cedole, 1816; carteggi dello Stato Pontificio per aderire alla Unione monetaria latina, 1865-69; circolazione delle monete pontificie in Francia, 1870; consegna dell'edificio e macchinari della Zecca alla Luogotenenza del Re per le Province Romane, 30 settembre 1870.
Buste 46-52 - Pratiche concernenti la cessione alla Zecca di oggetti d'oro e d'argento da parte del pubblico per il periodo 1733-35. Requisizione di oggetti d'oro e d'argento a Enti e privati, indennizzi e contabilità relativa dal 1794 al 1808. Nella busta 52, anche pratiche concernenti orefici e argentieri.
Fra i documenti di maggiore spicco presenti in questa serie vanno segnalati i registri delle "estrazioni" di monete. Esse, infatti, prima di essere messe in circolazione, erano sottoposte, come si è detto, alla cerimonia del saggio e della "estrazione". I rogiti, redatti su appositi registri, costituiscono un materiale di primaria importanza per seguire l'andamento delle coniazioni. La serie dei registri delle "estrazioni" contenuta nel camerale II zecca inizia nel 1631 ed arriva, con varie lacune, sino al 1857.
I successivi rogiti, sino al 1870, sono conservati nell'archivio della Zecca di Roma ed in quello della Direzione Generale delle Zecche Pontificie.
Altra documentazione di spicco è costituita dai rendiconti degli appaltatori della Zecca. Questi rendiconti, contenuti in registri, coprono il periodo 1682-1725. Dal 1726 al 1739, non trovandosi nessuno disposto a prenderla in appalto, la Zecca fu direttamente gestita dalla Camera Apostolica, che provvedeva ad acquistare il metallo da monetazione per mezzo di un proprio funzionario (del quale esistono i registri di contabilità per tutto il periodo del suo incarico), per farlo poi coniare presso l'officina sotto la direzione del Mastro di Zecca che doveva rendere direttamente conto delle coniazioni.
Interessante è anche il materiale concernente la Zecca "provvisionale" di via dei Coronari, gestita dai fratelli Hamerani, per il periodo 1734-36, per la coniazione straordinaria di moneta d'argento di cui si era manifestata una forte carenza sui mercati, nonché quello, contenuto in due buste, concernente l'apertura e l'amministrazione delle numerose Zecche istituite nelle province dello Stato Pontificio nell'ultimo decennio del XVIII secolo, per la coniazione di moneta di rame e di mistura. Il materiale, suddiviso per località, comprende anche pratiche diverse, concernenti problemi monetari manifestatisi in luoghi che non erano sede di Zecche, ed inoltre un nutrito fascicolo relativo alla Zecca di Bologna.
Altra copiosa documentazione si riferisce ad un'attività ancor oggi fiorente, e cioè la produzione e la distribuzione di medaglie. Questa documentazione include anche le pratiche di acquisto, da parte della Camera Apostolica, delle collezioni di medaglie Hamerani e Barberini.
Il sistema dell'appalto venne a cessare nel 1749, quando l'ultimo appaltatore, Odoardo Lopez Rosa, fallì, trascinando nel suo fallimento anche la Zecca e la Camera Apostolica.

Archivio della zecca di Roma, 1749-1870

Dal 1749 l'officina monetaria divenne un Istituto direttamente gestito dallo Stato, alle dipendenze del Tesoriere generale, con una propria amministrazione ed un proprio archivio, in stretto collegamento con i due grandi Istituti creditizi pubblici del Monte di Pietà e del Banco di Santo Spirito, i quali provvedevano all'acquisto dei metalli da monetazione e per i quali era coniata la quasi totalità della moneta. L'autonomia della Zecca di Roma come ufficio, sia pur con i mutamenti di organizzazione e di dipendenza, continuò sino al 1870.
La relativa documentazione riflette, oltre all'amministrazione interna della Zecca, i rapporti di essa col Monte di Pietà e col Banco di Santo Spirito, mentre assai ricca è anche la parte concernente le varie operazioni finanziarie e monetarie effettuate negli ultimi anni del secolo XVIII per fronteggiare la crisi economica prima, e i pagamenti delle pesanti indennità di guerra alla Francia poi. Purtroppo tutta la documentazione del periodo 1749-98 è quella maggiormente disordinata e, inoltre, quella che, almeno in apparenza, ha subito le perdite più gravi.

Le "parentesi" rivoluzionarie e la Restaurazione

La situazione sopra descritta durò sino a quando, sotto la tutela delle armate francesi, fu instaurata la prima Repubblica Romana, che ebbe vita tra il febbraio 1798 e il settembre 1799. Il governo della Repubblica diede nuovamente in appalto la Zecca, pur mantenendo la direzione nelle mani di Francesco Mazio, che la esercitava dal 1793 e che avrebbe continuato ad esercitarla sino al 1833.
Solo nel maggio 1801 venne restaurata la piena sovranità pontificia, che abolì di nuovo l'appalto e gestì la zecca come negli ultimi periodi dell'antico regime: si trattò peraltro di un periodo relativamente breve, poiché dal 1809 al 1814 Roma e lo Stato Ecclesiastico furono annessi all'Impero francese e la Zecca di Roma, che continuò ad essere diretta da Francesco Mazio, batté allora moneta di tipo francese, anche se per tutto un lungo periodo dopo l'annessione continuò ad emettere moneta di conio papale.
Dopo la restaurazione, e sino alla definitiva caduta dello Stato Pontificio, la zecca (sia quella di Roma come quella di Bologna, unica altra officina monetaria pontificia sopravvissuta) passò alle dipendenze del Tesorierato generale, che si andò specializzando in dicastero economico-finanziario con competenze analoghe a quelle degli odierni Ministeri delle Finanze e del Tesoro. Nel corso degli anni esso venne a più riprese riformato e riorganizzato.
Nel 1828, il reazionario pontefice Leone XII cercò di ripristinare la Presidenza della Zecca come dicastero a sé stante, competente sulla materia monetaria nel suo complesso ed indipendente dal Tesoriere generale. Ma il tentativo non ebbe successo, vuoi per l'opposizione che trovò, vuoi per la morte del pontefice, avvenuta nel febbraio 1829.
Le due zecche tornarono così alla dipendenza del Tesorierato che nel 1835, a seguito di una (ennesima) riforma, vide istituita, nel suo ambito, una Direzione Prima, a sua volta suddivisa in cinque distinte Amministrazioni, ciascuna preposta a un particolare ramo di attività. L'Amministrazione Terza, che si occupava di privative e proventi diversi, aveva giurisdizione sulle Zecche di Roma e Bologna.
Nel dicembre 1847, nell'ambito di una generale riforma di tutta la pubblica amministrazione pontificia decretata dal papa Pio IX, il Tesorierato Generale fu trasformato in Ministero delle Finanze, le Amministrazioni soppresse e trasformate, in alcuni casi raggruppandole, in Direzioni Generali. Le Zecche passarono così alle dipendenze della nuova Direzione Generale delle Zecche Pontificie.

La Direzione generale delle zecche pontificie (1847-70)

Ovviamente il nuovo ufficio avviò subito la propria produzione archivistica, che si andò ad affiancare a quella, più antica, e già ricordata, della zecca di Roma. La sua documentazione, unitamente a quella della zecca romana, consta, nel complesso, di circa 400 pezzi, tra buste, registri e volumi. Essa è pervenuta all'ASR in epoca relativamente recente, e cioè nel 1949, allorché vi fu versata dal Ministero del Tesoro, dal quale dipendeva allora la Zecca italiana, che aveva ereditato le carte delle due istituzioni.
La documentazione pervenne all'Archivio in uno stato di incredibile disordine, essendo disposta nei faldoni alla rinfusa e senza alcuna parvenza di criterio, per cui il lavoro di riordinamento, iniziato ormai da molti anni, ma poi interrotto, si presenta estremamente lungo e complesso.
La nuova Direzione Generale, che cominciò effettivamente a funzionare, dopo la parentesi della Repubblica Romana e del governo provvisorio, nel 1851, fu affidata a Giuseppe Mazio, figlio di Francesco e dal 1833 Direttore della Zecca romana; essa aveva giurisdizione sulle Zecche di Roma e di Bologna ed inoltre ebbe il compito di gestire, nel quadro definito delle autorità politiche, tutta la politica monetaria dello Stato Pontificio. Tale importante compito era stato fino ad allora esercitato dal Direttore della Zecca di Roma, il quale era ora nominato Direttore Generale, mentre alla Zecca di Roma fu preposto un Intendente. Nel 1856 la Direzione Generale delle Zecche assorbì, a seguito del pensionamento del suo direttore (che aveva sin lì difeso l'autonomia del proprio Ufficio), la Direzione Centrale degli Uffici del Bollo di Garanzia sulle manifatture d'oro e d'argento, divenendo così, sino al 1870, Direzione Generale delle Zecche Pontificie e degli Uffici del Bollo di Garanzia sulle manifatture d'oro e d'argento. Da essa dipendeva anche tutta la gestione concernente la produzione e vendita delle medaglie.
Questa Direzione unitaria cominciò a funzionare nel gennaio 1857; da essa dipendevano, oltre alle due Zecche di Roma e di Bologna, l'Ufficio centrale del Bollo di Roma e 11 Uffici provinciali del Bollo, ridotti poi a tre dopo gli eventi del 1860, a seguito dei quali lo Stato Pontificio rimase ristretto al solo Lazio.

Altri fondi archivistici (e relativi uffici) interessanti la storia della monetazione pontificia e quella della zecca di Roma

Commissariato generale della Reverenda Camera Apostolica

Magistratura dalle competenze assai ampie, il Commissariato Generale della Reverenda Camera Apostolica aveva l'ufficio di tutelare gli interessi camerali in tutte le sedi giudiziali ed extragiudiziali. Numerosa documentazione di questo fondo riguarda la monetazione e la zecca: segnaleremo qui una "posizione concernente la chiusura della Zecca di Gubbio" degli anni 1758-60; e, di ancor maggiore importanza, due buste comprendenti un ampio materiale sull'amministrazione della Zecca e i dibattiti di politica monetaria dal 1734 al 1756.

Computisteria generale della Reverenda Camera Apostolica

Posta alle dipendenze del Tesoriere Generale, la Computisteria Generale era un organismo che, al pari della moderna Ragioneria Generale dello Stato, aveva il compito di tenere la contabilità della Camera, di formarne i bilanci, di tenerne i libri mastri e di vigilare affinché le spese fossero effettuate nel rispetto delle leggi.
Gli archivi della Computisteria Generale sono divisi in due parti, una anteriore al 1744, e l'altra posteriore a questa data, quando l'ufficio venne profondamente riformato ad opera del pontefice Benedetto XIV. Successivamente essa fu più volte riformata; trattandosi dell'organismo che amministrava la contabilità camerale, negli archivi della Computisteria si può trovare abbondante materiale sulla monetazione e la zecca: è nostra opinione che uno studio approfondito di tali archivi, peraltro assai poco conosciuti, potrebbe riservare interessanti sorprese.

Congregazioni Particolari Deputate

Le Congregazioni particolari deputate erano organismi collegiali formati, in genere, da personaggi di spicco quali alti prelati titolari di dicasteri e uffici, da funzionari ed esperti sia laici che ecclesiastici, ai quali il Pontefice delegava la trattazione di particolari affari, dando loro la facoltà di effettuare inchieste, fornire pareri, istruire pratiche, proporre provvedimenti e così via. La documentazione delle Congregazioni Particolari Deputate - molte delle quali furono investite proprio della trattazione di importanti affari monetari - è assai ricca in quanto le registrazioni delle discussioni sono accompagnate da un ampio corredo di materiale preparatorio con documenti spesso assai importanti e dettagliati. Inoltre si tratta di affari concernenti gli aspetti di fondo della politica monetaria, per cui la documentazione delle Congregazioni Particolari Deputate, è di rilevantissimo interesse per la storia della monetazione pontificia.

Congregazioni economiche

Le Congregazioni Economiche erano organismi collegiali simili per composizione e funzioni alle Congregazioni Particolari Deputate, ma che, a differenza di queste, agivano esclusivamente in campo economico. Queste Congregazioni furono istituite in vari periodi tra il secolo XVIII e il XIX.
Considerate le loro funzioni, contengono copiosa documentazione sulla monetazione e la Zecca.

Sacra congregazione del Buon governo

Magistratura istituita nel 1592 per l'esercizio del controllo sulla finanza dei Comuni dello Stato Pontificio, rimase in vita sino al 1847, subendo nel corso nel tempo varie trasformazioni e riorganizzazioni.
Pur non avendo dirette competenze relative alla monetazione, la Congregazione del Buon Governo, essendo l'unico organo centrale dello Stato che vigilava sugli Enti locali, veniva investita di vari affari in materia, specialmente per quanto riguardava la pubblicazione di atti normativi e la loro applicazione in sede locale; la vigilanza sull'andamento, sempre in sede locale, della circolazione monetaria, le esazioni fiscali ed altre questioni che avevano attinenza con la materia monetaria.
Il Cardinale Prefetto del Buon Governo era inoltre, di regola, membro di diritto delle varie Congregazioni particolari sugli affari monetari.

Fondi notarili

Il ruolo del notaio era, negli antichi regimi, più esteso di quanto non sia quello dei notai moderni: il suo intervento era prescritto anche per dare pubblica fede agli atti emanati dalle autorità statali, sia in sede legislativa ed amministrativa che giurisdizionale. Per questo, ciascuna magistratura disponeva di uno o più notai che lavoravano esclusivamente (o quasi) per essa.
Fra i numerosi fondi notarili conservati nell'ASR, di gran lunga il più importante per il nostro argomento è quello dei Notai Segretari e Cancellieri della Reverenda Camera Apostolica (sec. XVI-1870), i quali avevano il compito di rogare tutti gli atti in cui la Camera fosse parte o in cui fosse comunque interessata. Anche i provvedimenti normativi, perché potessero produrre i propri effetti giuridici, dovevano essere pubblicati e inseriti negli atti di un notaio. Qui, pertanto troviamo atti normativi sul valore, peso, titolo delle monete, sulla loro organizzazione e gestione e, finché esistette questo sistema, anche i contratti di appalto con i relativi chirografi pontifici di concessione ed i capitolati.

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